Il quotidiano La Nazione di Venerdì 27 Ottobre, a pag 12 ha pubblicato un articolo a firma di Massimo Stefanini, dal titolo (peraltro molto vistoso) ”L’idrovolante da 3 milioni è affondato. Del progetto restano solo i rottami”. A lato del titolo dell’articolo, il giornalista riporta anche un inserto, più piccolo ma ancora ben evidenziato: “Meraviglia tecnologica solo in teoria” seguito da un commento “la Regione investì ingenti risorse per creare all’interno dello scalo un polo tecnologico regionale il cui fiore all’occhiello doveva essere questo idrovolante con le ali quadrate”. L’articolo che segue a questi titoli così foschi lamenta che il velivolo (IDINTOS) giace smontato e malinconico in un sottopasso; proprio quel velivolo presentato a Friedrichshafen (Germania) e accolto con grande interesse internazionale.
Mi chiamo Aldo Frediani, sono un professore di Ingegneria Aerospaziale della Università di Pisa e sono anche la persona responsabile del progetto IDINTOS (IDrovolante INnovativo TOScano) nonché inventore (con brevetti in USA ed Europa) del concetto PrandtlPlane, (dal nome del padre della Aerodinamica moderna Ludwig Prandtl (Ludwig è il nome)), ovvero di velivoli di nuova configurazione basati sulla aerodinamica delle ali a box. In questa veste, mi corre dunque obbligo di commentare l’articolo in esame.
“L’idrovolante è affondato” dice il giornalista; non è così evidentemente, ma nemmeno nel senso figurato a cui egli allude. Consiglierei il giornalista e ai lettori che leggeranno questi commenti di collegarsi al link https://youtu.be/raTw5irZ66g
Qui potranno vedere un modello in scala del velivolo che decolla e atterra sull’acqua in modo impeccabile e che non affonda affatto.
A proposito dei 3 milioni di Euro, l’autore dell’articolo ha dimenticato di precisare che: il progetto è stato presentato come risposta ad un bando emesso dalla Regione e, come tale, è stato valutato da una commissione di esperti (a me ignoti) che hanno deciso che il progetto era valido e finanziabile; la Regione ha delegato ad un professore universitario di Roma La Sapienza il compito di seguire il progetto e ciò è avvenuto con giudizio entusiasta da parte sua sui risultati raggiunti e sulla correttezza del rendiconto finanziario; i fondi citati sono stati erogati dalla Comunità Europea e gestiti dalla Regione con le regole molto rigorose della rendicontazione dei progetti europei; dunque, a differenza di altri casi, abbiamo impedito che l’Italia restituisse i fondi come non utilizzati (ma, il giornalista non abbia timore: non gli chiediamo gratitudine); questi fondi hanno finanziato i lavori di sei piccole aziende toscane per oltre 3 anni, la vasca navale del CNR, il Politecnico di Milano, l’Università di Pisa (senza che chi scrive e i professori universitari di Pisa abbiano alcun compenso); sono state istituite borse di studio e assegni di ricerca a giovani ricercatori; sono stati formati diecine di studenti su attività finalizzate alla realizzazione di un aereo vero, con un valore aggiunto enorme per la loro formazione (la presentazione del velivolo fu fatta da alcuni di questi studenti, e senza pompa magna), ecc. ecc.
“del progetto restano solo i rottami” dice ancora l’articolo. Per commentare questa frase sfortunata del giornalista, devo precisare alcuni punti. Il progetto IDINTOS aveva molti diversi scopi, fra cui ricordo i principali: definire i modelli matematici per lo studio della configurazione (che non esistono finora dato che la configurazione è nuova); ottimizzare lo scafo con calcoli e con prove in vasca navale (ciò che è stato fatto nella vasca del CNR INSEAN di Roma), validare la aerodinamica con prove in galleria del vento (le prove sono state fatte al Politecnico di Milano); realizzare un prototipo come dimostratore tecnologico (e questa è l’unica cosa che vede un estraneo al progetto); così fa anche il giornalista, ma dimentica di distinguere fra aereo-smontato (cosi è) e aereo-rottame (che così non è del tutto): non del tutto perché il velivolo è stato danneggiato da vandali che hanno rotto la cappottina di plexiglas quando era montato e era ben visibile in aeroporto a Capannori; e questa è la ragione per cui è stato smontato. Il velivolo è destinato ad essere esposto in un luogo visibile a Pisa con lo stemma della regione Toscana e della Università. Il progetto non aveva lo scopo di produrre un aereo per volare; né poteva averlo, dato che, forse questo non è noto, il velivolo appartiene a Regione Toscana e Università di Pisa al 50%; il velivolo doveva essere ed è un dimostratore tecnologico, come avviene in tutti i casi in cui si progetta una nuovo velivolo; inoltre il peso del prototipo è elevato dato che sono state utilizzate vetroresine e non fibre di carbonio per non aumentare inutilmente i costi.
La affermazione che restano solo i rottami è totalmente errata. Il giornalista de La Nazione non è al corrente che lo scrivente è ora coordinatore di un progetto Europeo che si chiama PARSIFAL (Prandtlplane ARchitecture for the Sustainable Improvement of Future AirpLanes) finanziato dalla Comunità Europea, coordinato da Università di Pisa (appunto) con partners di Francia, Olanda e Germania e con la partecipazione di un gruppo di esperti di un comitato (Advisory board) di Airbus, Leonardo, aeroporti, compagnie aeree e eminenti studiosi che seguono il progetto su nostro invito per l’interesse anche industriale che potenzialmente il progetto presenta, ovvero: un possibile rinnovamento del trasporto aereo del futuro con netta riduzione di inquinamento e rumore per passeggero rispetto agli standard attuali. Devo precisare (purtroppo sono costretto dal tono dell’articolo ad entrare in questi particolari che suonano come autoreferenzialità; che odio) che alla call europea sono stati presentati circa 50 progetti e ne sono stati approvati in tutto 5 o 6, fra cui due italiani, compreso il nostro. La approvazione di PARSIFAL è stata nettamente favorita, come emerge dalla relazione dei revisori, dalla dimostrazione della validità del progetto stesso attraverso i risultati sperimentati con IDINTOS per cui, se un domani lontano il nostro concetto di velivolo e di trasporto aereo diventerà realtà nel mondo, lo dovremo proprio a quel progetto di cui “restano solo i rottami”. Ma a prescindere da altre considerazioni, nella ricerca scientifica il valore sta nella conoscenza; nel caso in esame, se il velivolo non esistesse più (ma così non è) questa fatto sarebbe del tutto inessenziale perché ora abbiamo le conoscenze per far diventare IDINTOS un progetto industriale che potrebbe portare lavoro vero e pulito; la ricerca non si fa con le chiacchiere.
Nessun commento ulteriore dunque per la affermazione “Meraviglia tecnologica solo in teoria” e nemmeno per “le ingenti risorse della Regione”. Invece un commento è di obbligo riguardo alla nozione di “Polo aeronautico regionale”. E’ bene ricordare che in tutte le regioni italiane sono state avanzate richieste di costituire cluster aeronautici perché le attività aeronautiche appartengono a quelle che formano la base industriale di molti o tutti gli altri campi della ingegneria avanzata. Puglia, Campania,Lombardia, Piemonte, Lazio e poi Emilia Romagna, Umbria, Sardegna ecc.; è una corsa. Noi abbiamo lavorato e lottato intensamente per creare a Capannori un polo aeronautico regionale; lo abbiamo fatto con le nostre sole forze; abbiamo pensato che il futuro dell’aeroporto fosse proprio quello legato alla ricerca e alla sperimentazione. La Regione non ha certo finanziato l’aeroporto con IDINTOS; al contrario, l’aeroporto ha fatto da vetrina ad IDINTOS a costo zero per tutti, in modo da dare visibilità concreta alla idea del polo aeronautico toscano con centro a Capannori e sarebbe auspicabile che tutti concorressero alla realizzazione de progetto; comunque, la questione è aperta. Zefiro è stata la realizzazione già concretizzata del progetto per quanto riguarda i droni; Zefiro, a mio parere, è all’avanguardia in Italia in questo settore. Il settore ha visto anche la nascita di un produttore locale, la soc. Sigma, di droni di elevato contenuto tecnologico e la possibilità di vincere progetti nazionali, come es. con la Agenzia Spaziale Italiana, grazie a questa sinergia con l’aeroporto; l’aeroporto di Capannori è un bene molto prezioso. Una ultima considerazione. Quando si parla di cose serie come l’aviazione occorre avere conoscenze serie e, magari, fare uso di un minimo di umiltà che spesso impedisce di scrivere articoli con titoli vistosi e sconcertanti e con contenuti deludenti, come lo sono i titoloni; mi sia permesso.

Grazie per l’attenzione
Pisa 27 Ottobre 2017 Aldo Frediani